domenica 14 agosto 2016

Ahlul Bayt Le benedizioni che iniziano con Abramo e culminano con la gente della casa (famiglia) benedetta أهل البيت משק בית

Ahlul Bayt Le benedizioni che iniziano con Abramo e culminano con la gente della casa (famiglia) benedetta أهل البيت משק בית

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Nella Bibbia “benedizione” si traduce, per l’Antico Testamento: בּרכה (berâkâh) e per il Nuovo Testamento εὐλογία (eulogia) e εὐλογέω (eulogeō), un “parlare bene di”, raccomandare, da cui il nostro “elogio”, adorazione riverente, beneficio.
Nell’Antico Testamento la benedizione di Dio è spesso considerata sotto l’aspetto dell’agire di Dio sul piano della vita terrena: incremento della famiglia, abbondanza di figli, lunga vita, raccolti abbondanti, ecc. (Genesi 1:22; Deuteronomio 33:13 ss.; 2 Samuele 6:11 ecc). Non va, però, dimenticato che sotto la figura di beni terreni (fecondità della terra ecc.) vengono indicati anche beni che stanno “al di là” della sfera puramente terrena. Esempio tipico è Genesi 27, la benedizione di Isacco e Giacobbe, alla luce di Ebrei 11:20: “Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù, riguardo a cose future“. Nei libri sapienziali, la Sapienza stessa viene considerata come la più ambita benedizione e si parla anche di benedizioni rivolte al periodo messianico e ad esso correlato.
È Dio che benedice. Anche quando la benedizione è pronunciata da uomini, bisogna tener presente che si tratta pur sempre di benedizione divina. Dio si serve di uomini per elargire la sua benedizione; in questo senso l’uomo può essere “di benedizione” per altri. Così Melchisedec benedice Abramo (Genesi 14:18,19), Giosuè benedice Caleb (Giosuè 14:13), tutte le nazioni saranno benedette in Abramo (Genesi 18:18) e “Tutte le famiglie saranno benedette in te [Isacco] e nella tua progenie” (Genesi 28:14). Dio, così, benedice la casa dell’Egiziano “per amore di Giuseppe” (Genesi 39:5); ed infine in questo senso, che è Dio che benedice, va compresa l’affermazione di Zaccaria 8:13: “Sarete una benedizione”.
Benedicendo determinate persone ed affidando loro una missione, Dio le lega a Sé in modo tutto particolare: Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà” (Genesi 12:2-3). Sorge a tale proposito naturale l’idea del Patto. Che Dio resti sempre Lui il “Signore” della benedizione, risulta anche dal racconto di Balaam (Numeri 22-24). Dio impedisce a Balaam di benedire o maledire secondo il suo beneplacito; egli è costretto a benedire unicamente chi Dio ha determinato di benedire (23:20). La benedizione di Dio è irrevocabile (23:20); vedi pure Genesi 27: Isacco benedice Giacobbe. Anche negli altri casi enumerati dalla Bibbia appare chiaro che è sempre Dio che concede la benedizione (Genesi 39:5; Deuteronomio 33:1-7; 11:15; 33:13-23; Salmi 129:8; Proverbi 10:22). Dio ne è il dispensatore unico e sovrano (Levitico 25:21; Deuteronomio 28:8). In alcuni passi dell’Antico Testamento è posta in luce la stretta relazione fra osservanza della Legge e benedizione di Dio (Deuteronomio 7:13; 27:12 ss).
Come atto di culto. Il gesto di alzare le mani in atto di benedizione era frequente in Israele. In Levitico 9:22 è detto: “Poi Aaronne alzò le sue mani verso il popolo e lo benedisse; dopo aver fatto il sacrificio per il peccato, l’olocausto e i sacrifici di ringraziamento discese dall’altare”. L’atto della benedizione era compiuto dai sacerdoti e dai leviti (2 Cronache 30:27) ed anche dai re (2 Samuele 6:18; 1 Re 8:14).
Una delle forme più antiche di benedizione cultuale può essere considerata quella in occasione dei sacrifici (1 Samuele 9:13). La formula classica di benedizione in Israele è contenuta nel libro dei Numeri 6:23-27: “L’Eterno ti benedica e ti custodisca! L’Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! L’Eterno rivolga il suo volto su di te e ti dia la pace!”.
A sposare la tesi che la benedizione abramitica sia la piu’ importante e legatoria nell’ebraismo e’ nell’islam e’ giusto sapere che 5 volte al giorno in ambito sunnita e 3 volte al giorno in ambito sciita all’interno della preghiera islamica si dice come minimo 9 volte al giorno la seguente eulogia:
Allahumma salli wa sallim ala Muhammad wa ala ali muhammad kama sallayta ala Ibrahim wa ala ali Ibrahim innaka hameedun majeed, allahumma barik ala Muhammad wa ala ali Muhammad kama barakta ala Ibrahim wa ala ali Ibrahim fil alameen innaka hameedun majeed
ovvero
“O DIO! Esalta il nostro signore Muhammad e la gente del nostro signore Muhammad come esaltasti il nostro signore Abramo e la gente del nostro signore Abramo. E benedici il nostro signore Muhammad e la gente del nostro signore Muhammad come benedicesti il nostro signore Abramo e la gente del nostro signore Abramo; in verità Tu sei degno di lode e glorioso”.
Non a caso una religione successiva all’ebraismo non puo’ non partire dall’avere in comune che si debba benedire Abramo per essere da Dio benedetti, ora rimane di capire se la benedizione di Abramo e della sua famiglia valgano anche per il profeta Muhammad e la sua famiglia, il paragrafo seguente dovrebbe portare maggiori lumi su di esso.
Il Sacro Corano e Ahlul Bayt (As)
Sulla base di una tradizione parallela (mutawatir) tradizione sulla cui autenticità tutti i musulmani sono d’accordo, il Messaggero di Allah (AS) ha informato i suoi seguaci in diverse occasioni che gli avrebbe lasciato due eredità preziose ai quali tutti i musulmani aderiscono ad entrambe,  se lo faranno non andranno mai fuori dalla sua strada dopo di lui. Esse sono il Libro di Allah (Corano) e i membri della Casa del Profeta (Ahlul-Bayt), la pace sia su tutti loro.
E ‘narrato in Sahih Muslim così come in molte altre fonti che:
Un giorno (dopo il suo ultimo pellegrinaggio), il Messaggero di Allah (SAW) si è attestato a darci un discorso accanto a un laghetto che è conosciuto come Khum (Ghadir Khum), che si trova tra La Mecca e Medina. Poi ha lodato Allah e ha ricordato lui, e poi disse: “O ‘gente! Ascoltate con attenzione! Sembra che si avvicini il tempo in cui sarò presso Allah e io risponderò a questa Sua chiamata. Ecco! Lascio a voi due cose preziose. La prima di loro è il libro di Allah in cui vi è luce e guida … L’altra è la mia Ahlul-Bayt. Vi ricordo in nome di Allah sulla mia Ahlul-Bayt. Ricordatevi in nome di Allah della mia Ahlul-Bayt. (Lo ripetè 3 volte)
Fonte sunnita di riferimento:
· Sahih Muslim, capitolo delle virtù dei compagni, la sezione delle virtù di Ali, 1980 Pub Edition. Tradizione Arabia Saudita, versione araba, v4, p1873, # 36.
· E molti altri, come Sahih al-Tirmidhi, Ahmad Musnad
Per la versione in lingua inglese di Sahih Muslim, vedere il Capitolo CMXCVI, v4, p1286, Tradition # 5920
Mi limitero’ a citare questa fonte perche’ Sahih Muslim e’ la raccolta autentica condivisa nell’intero mondo islamico, c’e’ pero’ chi dice che Ahlul Bayt significhi 30 compagni
1. Il significato del termine Ahlul Bayt
Ahlul Bayt” letteralmente significa la gente della casa e si riferisce alla famiglia o ai figli di una persona. Nella terminologia Islamica, si riferisce alla famiglia del Profeta Muhammad (S).
Quale è il fondamento dell’importanza attribuita all’Ahlul Bayt del Profeta (S)? Vi è qualcosa al riguardo nel Qur’ãn e nei detti del Profeta (S)? Si tratta forse di un antico concetto tribale arabo senza fondamenti nelle fonti Islamiche? Il Qur’ãn e gli hãdíth riferiscono  molto  riguardo alla Ahlul Bayt. Comunque, prima di fare riferimento al Qur’ãn, è necessario chiarire il concetto di Ahlul Bayt.
Il termine “famiglia del Profeta” può essere applicato a tre tipi di relazioni:
  •  Coloro che sono congiunti al Profeta (S) esclusivamente da legami di sangue o matrimonio.
  •  Coloro che sono legati al Profeta (S) esclusivamente dall’anima e dallo spirito.
  •  Coloro che sono uniti al Profeta (S) da legami di sangue o matrimonio così come dall’anima e dallo spirito.
Quando il Qur’ãn o il Profeta (S) utilizzano il termine Ahlul Bayt, non è riferito al primo o al secondo gruppo.
Il primo gruppo è legato al Profeta (S) solo fisicamente ma non spiritualmente, similmente al figlio del Profeta Nûh (AS) o alla moglie del Profeta Lût (AS) o ad Abu Lahab, lo zio del Profeta (S). Allãh dice chiaramente al Profeta Nûh (AS) riguardo suo figlio: Innahu laysa min ahlik – Egli non fa parte della tua famiglia.” (11:46). Vale a dire, egli non è uno della tua famiglia spirituale; egli è unito a te solo fisicamente. La moglie di Lût e lo zio del Profeta, Abu Lahab, sono entrambi annoverati tra le genti dell’Inferno.
La seconda categoria è considerata Ahlul Bayt solo in senso metaforico, non nel vero significato; ad esempio Salmãn al-Fãrsi, riguardo al quale il Profeta (S) ha detto: “Salmãn fa parte di noi, Ahlul Bayt.” Questo ci porta al terzo gruppo.
2. Chi sono gli Ahlul Bayt?
Molte persone erano unite al Profeta (S) sia per vincolo sanguineo e matrimoniale che per anima e spirito. Ma il termine Ahlul Bayt come utilizzato nel Qur’ãn e dal Profeta (S) non si applica a tutte loro. Noi vediamo il Profeta Muhammad (S) applicare chiaramente il termine coranico Ahlul Bayt per riferirsi a quattro persone: Fãtima, ‘Ali, Hasan e Husayn (pace su tutti loro).
Il primo versetto (33:33) è quello della Purificazione (tathír):
 “Allah vuole solo portare via da voi Ahlu-l-bayt l’impurità, e purificarvi di purificazione [completa]”
Nessun Musulmano metterebbe in dubbio l’inclusione di Fãtima, ‘Ali, Hasan e Husayn tra gli Ahlul Bayt. Il disaccordo riguarda l’inclusione delle mogli e degli altri parenti Hashemiti del Profeta (S) tra gli Ahlul Bayt. Ad esempio, ai nostri giorni, è stato pubblicato in Arabia Saudita un libro dal titolo ‘Allimu Awlãdakum Hubb Ãl-i Bayti ‘n-Nabi (Insegna ai tuoi figli l’amore per la famiglia del Profeta) scritto dal Dr. Muhammad ‘Abduh Yamãni nel 1991 [1]. L’ordine in cui Yamãni parla della famiglia del Profeta (S) è particolarmente interessante: egli riferisce prima di Khadija, poi di Fatima, ‘Ali, Hasan, Husayn, Zaynu ‘l-‘Ãbidyn, e poi conclude con le altre mogli del Profeta (S).
Wilfred Madelung ha fatto la seguente osservazione sul versetto della Purificazione: “Chi sono qui le Genti della Casa? Il pronome si riferisce ad essi nella forma plurale maschile, mentre la parte precedente del versetto è al plurale femminile. Questo cambiamento di genere ha certamente contribuito alla nascita di varie considerazioni di natura leggendaria, che collegano l’ultima parte del versetto alle cinque Persone del Mantello (ahl al-kisã’): Muhammad, ‘Ali, Fãtima, Hasan e Husayn. Nonostante l’ovvio significato Sciita, la grande maggioranza delle cronache citate da al-Tabari nel suo commento su questo versetto sostengono questa interpretazione.” [2].
Dalle molte cronache riportate delle fonti Sunnite, ne cito soltanto una come mero esempio. Abu Sa’íd al-Khudari cita Umm Salama, la moglie del Profeta (S) nella cui casa avvenne l’episodio di Kisã’ (il hadith del Mantello). Lei disse: Jibra’íl (l’Angelo Gabriele) venne con il versetto della Purificazione; il Profeta chiamò Hasan, Husayn, Fãtima e ‘Ali, riunì tutti loro e li coprì con il mantello. Poi egli disse: “O Allãh, essi sono la mia Ahlul Bayt, perciò allontana da Ahlul Bayt l’impurità, e purificali completamente”. Umm Salama (possa Allah esser compiaciuto di lei) disse: “Io sono con loro, o Apostolo di Allãh?” Il Profeta (S) disse: “Rimani al tuo posto, tu sei virtuosa.” [3]
Poiché questo versetto è collocato proprio nel mezzo dei versetti indirizzati alle mogli del Profeta (S), alcuni Sunniti utilizzano questa posizione per includere le mogli tra gli Ahlul Bayt. Ma il problema con la loro interpretazione è la differenza nei pronomi: il passo precedente e successivo al versetto della Purificazione ha il pronome femminile plurale mentre la frase in sé stessa ha il pronome plurale maschile. Questa è una prova implicita che la dichiarazione della Purificazione è una frase indipendente, rivelata separatamente, in un evento differente, non attinente le mogli.
Nonostante la grande maggioranza delle cronache dei Sunniti sostiene che questa parte del versetto fu una rivelazione separata, successivamente aggiunta al resto, Madelung ha difficoltà ad accettarla come tale. Nella sua interpretazione, egli ha cercato di applicare il termine Ahlul Bayt principalmente ai Bani Hãshim e poi, in secondo luogo, alle mogli. Ma egli fallisce nello spiegare la differenza del genere utilizzato nei pronomi nell’intero passaggio.
Le cronache Sciite e Sunnite adoperano chiaramente il termine Ahlul Bayt nell’affermazione della Purificazione riguardo agli Ahlul Kisã’, escludendo le mogli del Profeta (S). E la differenza di genere nei pronomi ha il fine di mostrare il contrasto tra l’Ahlul Bayt e le mogli. Nelle parole di Mirza Mahdi Puya: “Mentre all’inizio il versetto si riferisce con il genere femminile – vi è qui un passaggio dal genere femminile a quello maschile. Riferendosi alle moglie del Santo Profeta (S) i pronomi sono di nuovo al femminile. Per un’assemblea mista di uomini e donne, normalmente è utilizzato il genere maschile. Questo cambiamento nell’utilizzo grammaticale della lingua, rende ovvio che questa proposizione è una questione differente utilizzata per un gruppo diverso da quello precedente, ed è stata appositamente collocata qui per mostrare una posizione comparativa dell’Ahlu’l-Bayt in contrasto con le moglie del Santo Profeta (S).” [4]
Un altro importante versetto nel Qur’ãn che parla sull’Ahlul Bayt è il 42:23 in cui Allãh, subhãnahu wa ta’ãla, dice:
“(O Muhammad) Dì: “Non vi chiedo alcuna ricompensa, oltre all’amore per i parenti.”

Che questo versetto sia stato rivelato riguardo l’Ahlul Bayt, la famiglia del Profeta (S), è fuori da ogni dubbio. L’Imam Shãfí’i, il fondatore della scuola di giurisprudenza sunnita Shafi’ita, ha spiegato il significato di questo versetto in un poema:
O Ahlul Bayt del Messaggero di Allãh,
l’amarvi è un dovere [proveniente] da Allãh, menzionato nel Qur’ãn.
In vostro onore, le nostre preghiere sono incomplete
senza inviarvi il saluto. [5]
I polemisti sunniti hanno cercato di rifiutare il punto di vista della Shi’a con i seguenti argomenti: (1) Questo versetto fu rivelato a Mecca quando Hasan e Husein non erano ancora nati, come può per tanto applicarsi agli Ahlul Bayt nel senso di Ahlul Kisã’? (2) Visto che fu rivelato a Mecca, si rivolge ai Quraish chiedendo loro di amare Muhammad (S) perché è uno dei loro parenti; (3) Alcuni dicono che si riferisce a tutti gli Hashemiti, e non soltanto agli Ahlul Bayt nella definizione Sciita.
Prima di tutto, gli esegeti del Qur’ãn dicono che sebbene il capitolo 42 sia una Sura rivelata a Mecca, i suoi versetti 23, 25 e 27 furono rivelati a Medina. Questo rende il primo ed il secondo argomento menzionati privi di alcun fondamento.
In secondo luogo, l’ordine di “amare i parenti del Profeta” non può applicarsi a tutti i suoi familiari, perchè tra essi vi erano sia persone buone che malvage; bisogna quindi restringere il significato di questo versetto a coloro che fisicamente e spiritualmente erano legati al Profeta (S). E nessuno può dire che ‘Ali, Fatima, Hasan e Husein non erano tra coloro fisicamente e spiritualmente uniti al Profeta (S), sebbene si possa estendere questo titolo ad altri membri della famiglia Hashemita.
Infine, vi sono molte narrazioni nelle fonti sunnite nelle quali il Profeta (S) applica questo versetto alla Gente del Mantello. Ad esempio, quando questo versetto venne rivelato, la gente chiese al Profeta (S): “Chi sono i tuoi parenti vicini che è per noi obbligatorio amare”? Egli rispose: “’Ali, Fatima ed i loro due figli”. Ripetè questo tre volte [6]
3. Ahlul Bayt non è un concetto tribale

Quanto menzionato precedentemente non è una nuova interpretazione. E’ soltanto il riassunto degli argomenti della fede sciita supportati dalle narrazioni dei Sunniti che esistono da secoli. E io stesso sono sconcertato nel vedere ciò che gli eruditi hanno scritto riguardo al concetto di Ahlul Bayt:
La Shi’a approfittò dell’accertata intima relazione di ‘Ali con Muhammad e dell’antico concetto tribale di Ahlul Bayt (Gente della Casa) – la famiglia dalla quale erano scelti i capi – e con zelo supportarono la candidatura dei seguaci di ‘Ali…” [7].
Non è opportuno per una persona con un retroterra sciita dire che la Shi’a abusò “dell’antico concetto tribale arabo di Ahlul Bayt”! Il concetto di Ahlul Bayt è quindi diventato ora un concetto dell’era pre-Islamica (jahiliyyah), utilizzato dagli Sciiti per promuovere le loro rivendicazioni rispetto all’Imamato di ‘Ali (AS) e dei suoi discendenti!
E’ veramente triste che un sapiente con una formazione Sciita non riesca ad analizzare il concetto di Ahlul Bayt dalla prospettiva coranica, ma un erudito non musulmano, Wilfred Madelung, sia stato capace di discutere ampiamente l’importanza che fu data alle famiglie dei profeti prima dell’Islam e poi confrontarsi con i versetti coranici specifici per Ahlul Bayt [8]. Sebbene non concordiamo con l’ampia definizione di Madelung riguardo la Ahlul Bayt, siamo totalmente d’accordo con la sua conclusione nel brano in cui afferma: “Il Corano consiglia ai credenti di risolvere alcune questioni mediante la consultazione, ma non quella della successione ai Profeti. Che, secondo il Corano, è stabilita per elezione divina, e Dio normalmente sceglie i loro successori, diventino essi Profeti o no, tra i loro familiari” [9].
‘Ali (AS) disse al riguardo: “Discutevano sull’albero ma distruggevano i suoi frutti” [14]. L’albero si riferisce alla “tribù Quraish” ed i frutti  indicano “la famiglia del Profeta”.
per approfondire il tema per leggere l’articolo integrale ed il suo studio correlato cliccato sull’immagine iniziale del vascello in calligrafia araba.
Morale
Se una persona si sottomette a Dio attraverso i Suoi comandamenti o precetti e fa di questa sottomissione un musulmano o un ebreo non deve lasciare posto nel suo cuore all’odio, non ha nessun progresso spirituale un’interpretazione islamica o ebraica dove solo un popolo e’ testamentario delle benedizioni divine, Dio non ha nemici specie per chi si avvicina a seguire i Suoi ammonimenti a grandi linee comuni nella Bibbia e nel Corano.

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