lunedì 15 agosto 2016

LA SALVEZZA DELL’UOMO E’ NEL MONOTEISMO ASSOLUTO توحيد‎‎ מונותאיזם

LA SALVEZZA DELL’UOMO E’ NEL MONOTEISMO ASSOLUTO توحيد‎‎ מונותאיזם
Disse Mario Affuso nella conferenza tenuta a Firenze il 22 settembre 2007 dalla Chiesa Apostolica Italiana in affiliazione alla Federazione della Chiese Evangeliche in Italia ed alla Chiesa Valdese: “Noi siamo abituati a distinguere tra monoteismo ebraico, monoteismo cristiano e monoteismo islamico.  A rigor di termini non dovremmo confondere il sostantivo con le diverse aggettivazioni. Di monoteismo ve n’è uno solo, altrimenti che monoteismo sarebbe? Le diverse aggettivazioni indicano i diversi àmbiti culturali e di civiltà, i tempi storici in cui si è sviluppato, producendo i diversi ‘alberi’ culturali e di civiltà che, proprio perché rientranti nello stesso ‘bosco’ moltmanniano, hanno la possibilità di produrre un ossigeno comune per la comune crescita, sì del ‘bosco’monoteistico, ma dell’intero genere umano, proprio come noi dell’emisfero boreale difendiamo la foresta dell’Amazzonia dell’emisfero australe, principale polmone del globo e produttore di ossigeno per tutti.” Come si può non essere d’accordo ad una simile affermazione? La teo-filosofia non è il monopolio di nessuno ed è proprio teo-filosofando che ci si rende conto che la credenza nell’Unico Dio è l’unico baluardo per arrivare alla salvezza ed all’unione dei credenti, il monoteismo stesso non puo’ essere il monopolio di nessuna religione, sia in ebraico מונותאיזם che in arabo توحيد‎‎ (TAWHID) non può che essere la firma ed il contenuto col quale l’Onnipotente ha protetto i suoi libri divini. Seppure nel nostro sito si parli maggiormente di islam che delle religioni precedenti è semplicemente perche’ è cronologicamente l’ultima religione e perche’ Muhammad * è l’ultimo dei profeti inviati con un libro divino, il Santo Corano, a lui direttamente rivelato per mezzo dell’angelo Gabriele, in questi termini anche il Sikhismo, religione nata nel settentrione dell’India nel XV secolo (Punjab), basata sull’insegnamento di dieci insegnanti (Guru) che vissero in India tra il XV ed il XVII secolo ha sostenuto lo stesso principio basilare togliendo il sistema delle caste, l’approvazione degli idoli, i rituali e le superstizioni ecco perchè nel libro sacro sono rimarcati gli insegnamenti di tutti i libri precedenti e che il Creatore Onnipresente ed Onnipotente, si manifesta attraverso il creato ed è raggiungibile grazie alla preghiera ed all’aiuto di una guida, il guru, che è colui che dà la luce (la saggezza) e toglie il buo (l’ignoranza).
Il Sikhismo si basa su tre principi:
  • Ricordare il Creatore in ogni momento;
  • Guadagnare lavorando onestamente;
  • Condividere il guadagno.
I guru sikh non hanno sostenuto la necessità della vita ascetica e dell’isolamento dal mondo per guadagnare la salvezza. Quest’ultima può essere raggiunta da chiunque si mantenga onestamente e conduca una vita normale. Non esiste un clero nel Sikhismo.
Ai sikh è proibito ogni tipo di dipendenza da sostanze, come l’alcol, tabacco e altro. Un sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.
L’istituzione del “Langar” (cucina comune) serve a creare uguaglianza sociale fra l’intero genere umano. Essa è un luogo in cui persone di estrazione sociale alta e bassa, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, re e mendicanti, o di altre religioni condividono tutti lo stesso cibo, sedendo insieme in un’unica fila.
Si ritiene che la donna abbia la stessa anima dell’uomo e che quindi goda degli stessi diritti dell’uomo ad una crescita spirituale, di partecipare alle congregazioni religiose e di recitare gli inni sacri dei templi sikh. Il rapporto fra uomo e donna è di assoluta uguaglianza.
Riuscirà il genere umano a capire che prima delle religioni serve l’umanità?


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