I SEGRETI DELLA GRANDE RESURREZIONE DI ALAMUT
L’8 agosto 1164, il gran maestro degli ismailiti sciiti ha proclamato la
‘Grande Resurrezione‘
nella sua roccaforte di Alamut nel nord dell’Iran.
Ha
abolito lo stato di diritto e ha istituito una comunità unita dal solo
imperativo per contemplare l’uomo perfetto il volto della divinità:
vivere qui una vita divina.
Questo evento messianico è un’eccezione nella storia dell’Islam o lascia che si illumini il dramma interiore? Cosa ci ha insegnato lo sciismo? Cosa ci dice di noi stessi? Nel momento in cui la libertà viene interpretata in termini di una filosofia dei diritti senza spina dorsale, che è negato agli uomini ogni eroismo, dobbiamo evidenziare queste strane forme di libertà: che l’uomo, quando è nella la ricerca mortale, si rifiuta di dare assenso alla propria mortalità e abbassando una filosofia di sopravvivenza, quando vuole più di ogni altra cosa può “comportarsi da immortale”.
Questo evento messianico è un’eccezione nella storia dell’Islam o lascia che si illumini il dramma interiore? Cosa ci ha insegnato lo sciismo? Cosa ci dice di noi stessi? Nel momento in cui la libertà viene interpretata in termini di una filosofia dei diritti senza spina dorsale, che è negato agli uomini ogni eroismo, dobbiamo evidenziare queste strane forme di libertà: che l’uomo, quando è nella la ricerca mortale, si rifiuta di dare assenso alla propria mortalità e abbassando una filosofia di sopravvivenza, quando vuole più di ogni altra cosa può “comportarsi da immortale”.
D’altra parte anche il giorno scelto per l’evento, non è stato scelto casualmente, come è sottolineato nella prima parte del testo ismaelita; la Grande Resurrezione proclamata nel mese di ramadan non trasgredisce solamente il digiuno rituale; la data corrisponde nel sistema comune di astrologia sacra agli ismaeliti e ai Fratelli della purezza, ad un passaggio di stato tra i quattro conosciuti (nascita, crescita, decrescita, sparizione); i ritmi cosmici sono assimilati all’ordine legalitario da rompere; festeggiare attraverso la trasgressione comporta dunque festeggiare l’abolizione della Legge, manifestare la verità spirituale occultata dalla legge materiale.
Il messianismo di Alamut ci impone di comprendere come una certa figurazione della libertà infinita, possa riposare su una visione interpretativa del mondo; l’interpretazione è il passaggio dal nascosto all’apparente, e questo passaggio epifanico, nel momento in cui è permesso sul teatro dell’evento messianico, invita alla trasmutazione pratica di valori, istituzioni e costumi. La rottura rispetto all’orientamento ismaelita precedente è notevole, infatti il rapporto tra legislazione e svelamento, tra profeta e imam è diverso tra i Fatimidi e i nizariti di Alamut. I primi accordavano una certa preminenza al profeta sull’imam, in una sorta di complementarietà dei ruoli. Il califfo fatimide mantiene la legge mentre svela il senso nascosto di questa Legge ad un gruppo ristretto di adepti. In modo del tutto diverso, la proclamazione di Alamut vede i capi nizariti affermare chiaramente la supremazia dell’imam e del Maestro della Resurrezione, così come la preminenza della resurrezione che sanziona lo svelamento spirituale del senso dei Libri sacri, sulle religioni legislatrici. Così afferma Corbin, “poiché la walayat (santità) è superiore alla profezia, della quale essa stessa è fonte, ne consegue che la persona del wali, cioè l’Imâm, ha la precedenza su quella del Profeta, possedendo l’Imamato da sempre e per sempre la precedenza sulla missione profetica.” Quello che lo Sciismo duodecimano vede al termine di una prospettiva escatologica, l’Ismaelismo di Alamut lo compie “al presente”, con una anticipazione dell’escatologia che è una insurrezione dello Spirito contro ogni servitù.”. Questo non comporta per gli ismaeliti la completa abrogazione della religione di Muhammad *, ma il suo inveramento: l’evento della resurrezione regola, come una causa finale, la legge interna dei cicli profetici.
The 26th Nizārī Ismā’īlī Imām (who died in 1255) ‘Alā’ ad-Dīn Muḥammad III bin Jalāl al-Dīn Hasan in The Travels of Marco Polo by Marco Polo (who was born on September 15, 1254). (Bibliothèque nationale de France)
Quel poco che sappiamo dell’Imamato di Alamut ci è narrato a noi da uno dei più grandi detrattori degli ismailiti, Juwayni. Secondo la versione ismailita degli eventi, l’anno dopo la morte dell’Imam-califfo al-Mustansir, un Qadi (giudice) con il nome di Sa’idi aveva viaggiato dall’Egitto ad Alamut, portando con sé il figlio minore dell’Imam Nizar, che era conosciuto come al-Hadi. L’Imam Hadi sarebbe vissuto in occultamento nascosto nella valle dell’Alamut, sotto la protezione di Hasan-i Sabbah, poi sotto il capo Da’i dello stato Nizari Ismailita. A seguirlo sono stati l’Imam Muhtadi e l’Imam Qahir, anch’esso nascosti dalla popolazione generale, ma in contatto con il più alto rango dei membri della gerarchia Ismailita (hudud). Queste prove viventi e visibili dell’esistenza degli Imam nascosti sono noti nella dottrina ismailita come Hujjat (la prova). Il periodo di occultamento dell’Imam è stato caratterizzato da una direzione centrale del capo Da’i alla fortezza Alamut in tutto lo stato Nizari Ismailita. Con l’emergere dell’Imam Hasan ‘dhikri al-salam tuttavia, il periodo di occultamento (Satr) era stato completato.
Ci si chiede perche’ l’Imam volle fare questa Resurrezione provocatoria?
La migliore delle risposte è perche’ la comunità intellettuale degli ismailiti era perseguitata dal 1090 dC. e andavano provati i credenti per vedere fino a che punto avrebbero seguito effettivamente l’Imam presente.
Lo scisma Nizari-Musta’li si è verificato dopo la morte di al-Mustansir nel 1094 dCPiù tardi, durante il regno del terzo Imam Nizari, Jalal-ud-Din Hasan (1210 dC – 1221 dC), si è cercato di rimediare al danno fatto da Hasan bin Muhammad. Jalal-ud-Din Hasan, che è stato riferito essere di mente più conservatore, ha tentato di reintrodurre la Shari’ah (legge) ai suoi sudditi, e per migliorare il suo rapporto con gli Abbasidi e Selgiuchidi.
Tuttavia, ci sono voluti il califfo abbaside, l’attestazione di Mohammad Khorazm-Shah di lasciare che l’Imam Nizari Isma’ili si riconvertisse alla fede musulmana come se la provocazione dell’Alamut fosse stata presa sul serio. Tuttavia, tutto questo è successo dopo il 1166 dC, l’anno della Resurrezione Isma’ili.
Secondo Jambet, che sottolinea l’allusione al “versetto del Trono” (Cor.
2, 255 «spazia il Suo trono sui cieli e sulla terra»), tutta la messa
in scena di Alamut è una figurazione spaziale della processione dei
mondi spirituali a partire dal Trono divino. Vedi Jambet, op.cit., p. 39.
Henri Corbin, Storia della filosofia islamica, Milano, Adelphi 2007, p. 107.
Liens externes
- (en) page extraite d’un manuscrit de Chinghiz-nama: Houlagou Khan prend la forteresse d’Alamut.
- Alamut vue du ciel sur Google Maps
- (tr) “Kiya Buzrug Ummid”
- (tr) “Muhammad bin Kiya Buzrug Ummid”
- (tr) “El-Hâdî bin el-Nizâr”
- (tr) “El-Môhtadî bin el-Hâdî”
- (tr) “El-Kahir bin el-Môhtadî bi-Kuvvet’ûl-Lâh / bi-Ahkâmî’l-Lâh”
- (tr) “Hasan Alâ Zikrihi’s Selâm”
- (tr) “Kıyâmet-i Kûbrâ”
- (tr) “Alâ’ed-Dîn Muhammed bin Hasan-ı Sânî”
Bibliographie scientifique
- Christine Millimono, La secte des Assassins : XIe-XIIIe siècles, Harmattan, 2009, 262 p.
-
Family tree
-
-
References
- Willey, Peter (2005). Eagle’s Nest: Ismaili Castles in Iran and Syria. London: I.B. Tauris. ISBN 978-1-85043-464-1.
- Virani, Shafique N. (2007). The Ismailis in the Middle Ages: A History of Survival, a Search for Salvation. New York: Oxford University Press. ISBN 9780195311730.
- Petrushevskiĭ, Ilʹi͡a Pavlovich (1985). Islam in Iran. SUNY Press. p. 363, Note 40. ISBN 0887060706: The numerical value of the word (الموت) is 483, which is the date of the castle’s capture by Hassan-i Sabbah (483 AH = 1090/91 AD).
- Hourcade, B. (December 15, 1985). “ALAMŪT”. Encyclopædia Iranica. Retrieved February 10, 2013.
According to legend, an eagle indicated the site to a Daylamite ruler; hence the name, from aloh (eagle) and āmū(ḵ)t (taught).
- Bosworth, C. E. (January 1989). “Review of Books”. Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain & Ireland 121 (1): 153–154. doi:10.1017/S0035869X00168108.
- Daftary, Farhad (1998). A Short History of the Ismailis: Traditions of a Muslim Community. Edinburgh: Edinburgh University Press. ISBN 9781558761933.
- “Iran finds Ismaili cellars in Alamut”. Press TV. 19 December 2007. Retrieved 21 December 2007.
- Daftary, Farhad (1990). The Ismāʻīlīs: Their History and Doctrines. Cambridge: Cambridge University Press. ISBN 9780521370196.
- Ivanov, Vladimir A. (1960). Alamut and Lamasar; Two Mediaeval Ismaili Strongholds in Iran, an Archaeological Study. Teheran: Ismaili Society. OCLC 257192.
- Hodgson, Marshall G.S. (2005). The Secret Order of Assassins: The Struggle of the Early Nizārī Ismā’īlīs Against the Islamic World. Philadelphia: University of Pennsylvania Press. ISBN 9780812219166.
- Daftary, Farhad (1996). Mediaeval Isma’ili History and Thought. New York: Cambridge University Press. ISBN 9780521451406.
- Lewis, Bernard (1967). The Assassins: A Radical Sect in Islam. London: Weidenfeld.
- British Museum
-
- The Hundredth Anniversary of Vladimir Bartol, the Author of Alamut, Government Communication Office, Republic of Slovenia, 2003. Accessed 15 December 2010.
External links
Wikimedia Commons has media related to Citadel of Alamut.
-
Nessun commento:
Posta un commento