In tempi sempre piu’ difficili dove vengono mischiate interpretazioni false alle originali che portano alla violenza anziche’ alla pace tocca tornare al cuore dell’islam e del sikhismo per trovare nell’antico insegnamento una grande accomunanza tra la meditazione “Baytul Khayal” praticata ancora oggi da ismailiti agakhani, drusi, sufi ed aleviti ed il “Naam Simran” dei sikh di tutto il mondo.
Meditazione Islamica – Che cosa è la meditazione?
Nel cercare di capire qual’è il tipo di meditazione nell’Islam, è innanzitutto necessario definire cos’è la meditazione.
La meditazione nell’islam, nei termini di una pratica spirituale, può essere definita semplicemente come l’arte e la scienza della presenza, semplicemente esserci, qui, ora.
In altre parole, la meditazione, in particolare nel contesto islamico, si identifica nell”attenzione e nella messa a fuoco che si ottiene sfocando il mondo esterno, quello della Dunya, e dell’ ego-mente che ha sede nel tempo, nel passato e nel futuro, ed il risveglio per l’essenza e lo spirito divino altrimenti velato dal mondo superficiale delle forme e delle apparenze.
La meditazione nell’Islam sta girando verso l’interno, e quindi lontano dal mondo creato dall’ego umano, cercando di scoprire un po della Divina Presenza di Dio, sottile e superiore coperta dall’illusione della Dunya.
“Dio ha detto: ‘Né il cielo né la terra può contenere Me, salvo che il cuore di un credente.'”Dato che questo risveglio alla verità, alla realtà, all’Haqq, è l’obiettivo dell’Islam, esso è possibile solo attraverso il ritiro interiore quindi l’importanza della meditazione nell’Islam è di importanza preminente.
– Il Profeta Muhammad (S), Hadith Qudsi
Un musulmano può trascorrere tutta la vita nel culto formale obbligatorio (osservandone tutti i pilastri esteriori) senza mai avvicinarsi fondamentalmente più vicino al suo Signore e Creatore, o addirittura, in alcuni casi, il tempo e le energie spese nel culto non portano all’umiltà ed al rispetto, ma anzi all’arroganza e all’orgoglio,
perche’ succede ciò?
Il motivo primario è dovuto all’ignorare la meditazione quale dimensione interiore dell’Islam, concentrandosi esclusivamente sul suo esterno, al pari la pietà nella forma, corre il rischio molto reale di perdere del tutto il punto centrale che è lo scopo dell’islam, ovvero – di risvegliare, o scoprire la Presenza di Dio, mentre si è ancora in vita su questo piano.
E così, quando la meditazione nell’Islam e la spiritualità islamica è assente, la pratica e la comprensione dell’Islam degenerano in un altro mezzo che fanno aumentare e preservare il sé, l’ego-la mente e la sua affermazione di un illusione temporale di identità artificiale, piuttosto che il modo originale di sottomettere e cedere il sé in modo che si dissolva e diminuisca, determinando un risveglio chiaro e perfetto di vera coscienza alla Divina Presenza, realizzando davvero il significato del Tawhid, l’Unicità di Dio, e che tutto il resto è vanità e illusione.
Fu così che l’Imam Malik (R), grande studioso dell’islam, ha sottolineato l’importanza di partire dall’interno per arrivare solo dopo alle dimensioni esterne dell’Islam. “Se ci si impegna nella pratica islamica formale (fiqh) senza onorare la pratica interiore islamica (tasawwuf), lui o lei diventerà un ipocrita. E se uno si impegna in quello interno, ma trascura l’esterno, lui o lei diventerà un peccatore. Solo portando sia la dimensione interna che quella esterna dell’Islam si può raggiungere all’obiettivo: la Verità. “- Imam Malik (R) Non staremo ora noi a sindacare su chi fa meglio o peggio oppure criticare chi fa solo pratiche interiori disdegnando quelle esteriori perche’ quando il credente arriva al punto di unione con Dio sarà talmente in uno stato di realizzazione dove aumenterà per sempre il suo progresso reale di fede ed anche la potenza e la presenza delle sue pratiche e preghiere lo trasformeranno in esperienze divine dell’amore, della gioia, della gratitudine, della presenza e della gnosi , ma’rifah.
E ‘noto che il Santo Profeta (S) era solito trascorrere alcuni giorni al mese in tranquilla contemplazione, meditazione e khalwa , o isolamento spirituale, nella Ghar Hira, una grotta sul Jabal Nur, la Montagna di Luce, appena fuori dalla città della Mecca. In effetti, è stato durante uno di questi lunghi periodi di riposo e di meditazione che all’età di quarant’anni il Profeta Muhammad (S) ha ricevuto la prima rivelazione del Sacro Corano dal regno spirituale dell’Invisibile, al- Ghayb, portato a lui nientemeno che dall’arcangelo Gabriele (A). “Leggi! Nel nome del tuo Signore che ha creato, che ha creato l’umanità da ma una sola goccia. Leggi! E il tuo Signore è il Compassionevole, Colui che insegna con la penna, insegna che l’umanità che non conoscono “- Sura al-‘Alaq. (Corano, 96: 1-5) Durante molti anni di tale introspezione e di meditazione silenziosa nell’Islam, il Santo Profeta (S) ha coltivato la natura spiritualmente sintonizzata dal carattere impeccabile e dalla consapevolezza e dalla coscienza della presenza imminente di Dio. Ha poi descritto l’obiettivo e lo scopo dell’Islam per raggiungere questo stato di Presenza nota come Maqam al-Ihsan, la Stazione dell’eccellenza spirituale. E sopra qualsiasi altra pratica, per la crescita spirituale e l’evoluzione, ha consigliato il dhikr, la tranquilla contemplazione e meditazione, il ricordo, della Presenza di Dio.
“Non c’è dubbio che il cuore si copra di ruggine, così come i piatti di metallo, argento, e loro simili, diventino arrugginiti. La ruggine del cuore è lucidata con il dhikr, perchè il dhikr lucida il cuore fino a farlo diventare come uno specchio pulito. Tuttavia, quando il dhikr è abbandonato, torna la ruggine, e quando inizia di nuovo il cuore diventa pulito. Il cuore diventa arrugginito per due motivi: i peccati e trascurare il ricordo di Dio, dhikr. Allo stesso modo, si purifica e lucida da due cose: cercando il perdono e col dhikr “- il Profeta Muhammad (S)
In un’altra dichiarazione, il Santo Profeta (S) ha sottolineato l’importanza della coscienza di Dio come la differenza tra coloro che sono veramente vivi e quelli che non lo sono. “La differenza tra uno che si impegna nel dhikr, il ricordo e la consapevolezza della Presenza Divina, e uno che non lo fa, è come la differenza tra i vivi e i morti”. – Profeta Muhammad (S) La parola dhikr in arabo significa “ricordare” o “parlare”. Inoltre, in arabo, la radice per l’essere umano, Insan, deriva dalla stessa radice che significa “smemorato”, nasiyaan, il che implica che l’essere umano è facilmente distratto dalla dunya, il mondo delle forme e apparenze, perché è in gran parte limitato dalla tendenza della sua mente, che gravita verso il mondo materiale esterno. Così, attraverso la meditazione nell’Islam, si allontana dal mondo esterno delle forme che è una copertura, un velo, sulla Divina Presenza di Dio, e si rivolge verso l’interno verso la Presenza Divina che è di fondamentale importanza. E’ per questo motivo che, attraverso il dhikr, attraverso la meditazione nell’Islam e il ricordo di Dio, il credente ruota verso l’interno e si allontana dalla Dunya, rafforza la fede e progredisce sul sentiero spirituale, coltivando la propria connessione alla verità e la realtà.
“In verità Allah allontana chi vuole e guida a Lui chi si converte, coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Allah. In verità, i cuori si rasserenano al Ricordo di Allah. Coloro che credono e operano il bene, avranno la beatitudine e il miglior rifugio”.Sura ar-Rad: 27,29
Islam significa letteralmente “resa“, e raggiungere uno stato di abbandono interno e sottomissione alla volontà divina come si manifesta oggi è l’obiettivo dell’Islam ed è la chiave per lo stato di Ihsan. La mancanza di tali risultati crea conflitti interni di tensione cronica, e il corpo accumula tossine da stress ed ansia persistente, in ultima analisi, porta a degenerazione e malattia ma questo può essere evitato attraverso la santa pratica della meditazione nell’Islam, la pratica consapevole, cosciente e intenzionale del dhikr, che porta alla presenza, alla chiarezza, alla consapevolezza ed alla messa a fuoco dove nella mente e nel cuore sparisce tutto tranne Dio.
Riscoprire il potere della spiritualità islamica
“O voi che credete! Ricordate Dio perennemente, e glorificate Lui mattina e sera. Egli è Colui che vi benedice, come fanno i suoi angeli, per trarvi dalle tenebre alla luce. Egli è misericordioso per i credenti. Nel Giorno in cui Lo incontreranno, il loro saluto sarà: “Pace”. Egli ha preparato per loro generosa ricompensa.“- Surah al-Ahzab (Santo Corano Citazioni, 33: 41-44)”. Cliccando su questa immagine potrete venire a contatto con Ihsan Torabi, il creatore di Islamic Meditation Program, un programma moderno ed innovativo che vi aiuterà a riscoprire salute, felicità e successo nella vostra evoluzione e progresso spirituale islamico. Nel libro “Pratiche e Cerimonie” contenente i firman (insegnamenti) dell’Imam Sultan Mohammed Shah dell’ismailismo si afferma quanto segue:
“E ‘noto che il Profeta (sas) utilizzava isolarsi per molti giorni di fila nella caverna di Hira per la meditazione e la contemplazione. E’ evidente che la designazione determinata nei giorni di fila per la preghiera intensa, la meditazione e la contemplazione sono rimasti una parte delle tradizioni dei profeti tutti,as. Il satada (progresso spirituale) è anche una delle pratiche della nostra jama’t (comunità) di oggi.” Non a caso l’ Imam Sultan Mohammed Shah aveva consigliato ai praticanti del Baytul Khayal che iniziava con doccia o bagno alle 4 del mattino o comunque prima dell’alba di seguire rigorosamente una dieta vegetariana per tutto il tempo in cui si seguiva questa pratica che poteva essere giorni, settimane o la vita intera e partiva con una lettura della sura LXXIV Al-Muddaththir (L’Avvolto nel Mantello) che sembra sia stata rivelata proprio con questo fine, alla quale seguivano determinate ripetizioni di uno dei nomi di Allah.
Naam Simran la meditazione nel Sikhismo
Una pratica fondamentale nel Sikhismo è il Naam Simran, la ripetizione dei nomi divini, solitamente si ripetono le quattro sillabe che compongono Waheguru (Dio Meraviglioso). La progressione è fatta attraverso l’azione (con l’aiuto di un rosario di perle), il discorso (sussurrando piano) e di pensiero (recitazione mentale), si conclude con Ajapa Japa, uno stato in cui la recitazione diventa automatica.
How to Do Naam Simran (series of 16 articles) grazie a Satnaam.Info. Beginner’s Naam Jaap (PDF, 65 pages) del Dr Kulwant Singh Khokhar sembra essere il miglior articolo più dettagliato in inglese per praticare il Naam Simran. Un altro suo articolo è Way of the Saffron Cloud.
Due insieme di inni spiegano il Naam Simran:
1) Japji Sahib (wikipedia) consiste delle prime otto pagine del Sri Guru Granth Sahib. L’articolo di wikipedia ha molte traduzioni, file audio e video files. Japji Sahib (sikhwiki) ha molti altri links.
2) Sukhmani Sahib (translation into English) spiega molti aspetti del Naam Simran. Il Sukhmani Sahib consiste di 192 inni alle pagine 262–296 nel Sri Guru Granth Sahib. Article at sikhwiki
In un Gurudwara, quando viene servito il prasad, la gente solitamente canta ‘Japo Satnam Satnam Satnam Ji, Waheguru Waheguru Waheguru Ji‘, che ricorda che dobbiamo portare avanti la pratica del Naam Simran usando ‘Waheguru’ come mantra.
Simran è un nome che viene scelto anche da dare alle persone — talvolta viene dato senza carpirne a fondo l’importanza, nella sala centrale del tempio Sikh del Gurdwara di San Jose, queste tre linee riguardanti il Simran sono esposte sul muro:
Mantras in various spiritual systems. Traduzioni del libro sacro Sri Guru Granth Sahib potete trovarle qui here.
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