CHI SIAMO?

Noi dell”I.T.A. (Independent Theo-Philosophical Association) siamo un gruppo di teo-filosofi indipendenti che cerchiamo attraverso lo studio dei libri sacri (principalmente dei gruppi monoteisti) di trovare i punti in comune per mettere in pratica la pace e  l’amore universale e poter essere fari di luce per un mondo migliore ricreando la comunità ismailita dell'Alamut.


La spiegazione del nostro emblema

L’emblema dell’Independent Theo-Philosophical Association 
 (Associazione Teo-Filosofica Indipendente)                                                                       
  è composto da un numero di simboli usati sin dai tempi più antichi per esprimere alcuni profondi concetti spirituali e filosofici relativi all’Uomo e all’Universo.
Questi simboli si trovano in varie forme nelle grandi religioni del mondo e la loro universalità è dimostrata dal fatto che li troviamo anche presso le culture lontane tra di loro nel tempo e nello spazio, perciò si devono attribuire ad una tradizione preistorica universale, profondamente radicata nella coscienza dell’Uomo a livello archetipale.

Il simbolo circolare rotondo è il simbolo dell’eternità, il principio e la fine, l’alfa e l’omega, la causa e l’effetto con un mantra scritto in Gurmukhi che si recita per richiamare l’energia protettiva dell’universo.
Le parole e significati sono i seguenti:
Aad Guray Nameh – Mi inchino alla Sapienza Primaria.
Jugaad Guray Nameh – Mi inchino alla Sapienza attraverso i secoli.
Sab Guray Nameh – Mi inchino alla Vera Saggezza.
Siri Guru Devay Nameh – Mi inchino alla grande, Saggezza invisibile
Il Gurmukhi è una vecchia lingua sanscrita di 3000 anni fa, è una lingua Naad o corrente del suono. Si ritiene che i suoni effettivi vibrino l’energia del significato delle parole e la stessa energia serpentina con il suo modo di avanzare sinusoidale allude alla natura vibratoria dell’etere cosmico.


Al centro del cerchio ci sono i rotoli della Torah, la legge divina primordiale sulla quale vi sono a sinistra la lettera ebraica Nun e a destra la lettera islamica di pari suono e valore anche se è scritta in modo diverso. E’ importantissimo per noi lo studio di tutti i testi sacri ispirati e rivelati, dalla Torah al Corano passando per il Vangelo, il Ginza Rabba, il Mishefa Resh ed il Guru Granth Sahib, questo è quello che ci distingue principalmente da tutti gli altri gruppi passati, presenti e futuri.

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L’immagine del Nun si dice derivi da un antico geroglifico di un serpente egizio, la parola in ebraico per serpente è נחש nahash, che inizia con Nun. Come sapete il serpente è un simbolo fondamentale in tutte le religioni, ma specialmente giudaico-cristiana. E ‘un peccato che così tanti seguaci delle religioni abbiano paura del serpente, e considerano qualsiasi aspetto del un serpente un male confondendo la religione col fanatismo. La vera religione è la conoscenza che ci unisce a Dio, e la forza fondamentale che permette che questo accada è Nun, Yeshua stesso (Gesù) è chiamato “il figlio di Nun נון quindi questa lettera nasconde una grande profondità di misteri.
Forma: L’atto di piegarsi, oppure anche il cadere. Capacità di trovare significato nella vita anche nei momenti più difficili, durante crisi e depressioni. Capacità di trovare Dio perfino nella ‘valle delle ombra della morte’.
Nome: “pesce”. Storia del profeta Giona, ingoiato dalla balena per non aver voluto profetare. Tre giorni nel ventre delle tenebre e poi la rinascita! Nun è la lettera della passività creativa, non della rinuncia disfattistica o della pigrizia. Uno dei nomi del Messia è ‘Yinnon’ (Salmo 72,17), poiché saprà vincere senza guerra, saprà imporsi solo in virtù della sua docilità e mitezza e non della forza bruta.
Numero: Cinquanta. Numero delle Porte della conoscenza, ogni porta è un livello di comprensione che l’anima ha del mistero divino. Cinquanta, è l’età in cu isi raggiunge la capacità di dare il giusto consiglio. È il numero di anni del “Yovel” (giubileo), il più lungo ciclo festivo ebraico.


La lettera nûn, nell’alfabeto arabo come in quello ebraico, occupa il quattordicesimo posto e ha il valore numerico 50; ma, nell’alfabeto arabo, tale posizione è degna di nota anche per un’altra ragione, cioè perché conclude la prima metà dell’alfabeto, in quanto il numero totale delle sue lettere è 28, invece delle 22 dell’afabeto ebraico. Inoltre, nelle sue corrispondenze simboliche nell’ambito della tradizione islamica, questa lettera rappresenta soprattutto El-Hût, la balena, il che d’altronde si accorda con il senso originario della stessa parola nûn che la designa, e che significa pure «pesce»; ed è per via di questo significato che Seyidnâ Yûnus (il profeta Giona) viene chiamato Dhûn-Nûn.
[…] questa lettera è costituita dalla metà inferiore di una circonferenza, e da un punto che è il centro della circonferenza stessa. Ora, la circonferenza inferiore è anche la figura dell’arca galleggiante sulle acque, e il punto che si trova al suo interno rappresenta il germe che vi è contenuto o nascosto; la posizione centrale di tale punto mostra d’altronde che si tratta del ‘germe d’immortalità’, del ‘nucleo’ indistruttibile che sfugge a tutte le dissoluzioni esterne. Si può anche osservare che la semicirconferenza, con la sua convessità rivolta verso il basso, è uno degli equivalenti schematici della coppa; come questa, ha dunque, in qualche modo, il signifiato di una ‘matrice’ nella quale è rinchiuso il germe non ancora sviluppato, che s’identifica, con la metà inferiore o ‘terrestre’ dell’ ‘Uovo del Mondo’.
Nel mondo islamico la comunità dei Layennes l’ha scelta per simbolo che rimanda alla seconda venuta di Gesù sulla terra e in molte sure del Corano il nun simboleggia un recipiente aperto verso l’alto, un semicerchio che simboleggia i due mondi: il terrestre ed il celeste.

La Croce Mandea, detta in aramaico Darf(ash), al centro dei rotoli della Torah, simboleggia i due rami di ulivo [messi l’uno sull’altro] facendo il segno +  più che rappresenta i quattro lati dell’universo e i punti cardinali, e la luce di Dio è simboleggiata dal panno di seta pura [messo sul segno] e si decora con una ghirlanda di mirto, una pianta arbustiva della famiglia delle Myrtaceae, tipica della macchia mediterranea. E’ la croce dalla quale si sono ispirati i cristiani che all’inizio avevano questo.


La stella drusa in alto a destra a cinque colori simboleggia la gnosi degli unitari “muwahhidun” che deriva dall’ismailismo: i cinque aspetti divini che si incarnano sempre  in ogni epoca in 5 ministri saggi, ognuno con le sue qualità. Il verde è per “la mente” ‘al-‘akl, che è necessario per capire la verità, lo spirito dell’universo o la nostra coscienza. Il rosso è per “l’anima”, ‘e-nafs’, lo spirito animale. Il giallo e’ per “il verbo”, ‘al-kalima, (il logos in greco). Il blu, ‘as-sabik, è la forma piu’ pura per esprimere la verità, il potere mentale, la forza, la potenza o la volontà. Il bianco, ‘al-tali, è la relizzazione del futuro, le predizioni.

Melek tausi.gif
Il pavone in alto a sinistra simboleggia i fedeli dello yazidismo che venerano Sette Angeli,  emanazioni del Dio primordiale, di cui il primo e più importante è l’Angelo Pavone (Tawisi Melek), che “cadde, ma essenzialmente buono, pianse, e le sue lacrime di pentimento, deposte in settemila anni di pianto ininterrotto in sette anfore, hanno estinto per sempre le vampe dell’inferno”

Il Khanda è l’emblema più riconoscibile della fede sikh, che ne simboleggia i quattro pilastri  che rimandano all’induismo ed al buddismo essendo il Guru Granth Sahib,  una raccolta di 1.430 ang (termine rispettoso per le pagine), contenente 3.384 composizioni poetiche, o Shabads, con forme metriche, tra cui swayas, saloks e vaars (ballate), composte da 43 autori  di diverse religioni e in 22 lingue diverse, in 60 raags (stati d’animo musicali) facendone di esso il libro sacro scritto non solo dai Guru (maestri spirituali) ma da una varietà di illuminati di classi sociali diverse, da musulmani ad indù e da caste superiori e caste inferiori. La mancanza di discriminazione nella scrittura nasce dal pensiero progressista dei Maestri Sikh (i 10 Guru).
Si compone di quattro armi simboliche: al centro, la spada a doppio taglio, o khanda, da cui il simbolo deriva il suo nome. Il Khanda rappresenta la conoscenza della divinità e del potere creativo di Dio. Cio’ che circonda la khanda è un cerchio, chiamato Chakkar (o Chakka), che significa ruota, dalla stessa radice come Chakra arma medievale che simboleggia l’unità di Dio. Su entrambi i lati, pugnali, o kirpan, chiamati Piri e Miri (dalle armi personali di Guru Har Gobind) incrociati a simboleggiare  il potere (terreno) spirituale e temporale in equilibrio. Un altro importante dispositivo che incorpora questo simbolo è il Nishan Sahib che adorna i templi Sikh (Gurdwara).

La stella e la luna è il simbolo da un certo momento storico in poi internazionalmente riconosciuto per la fede islamica, l’ultima delle religioni rivelate col rimando teosofico alla stessa via del monoteismo assoluto, il Tawhid, come detto nel Corano “[Egli] ha stabilito per voi, nella religione, la stessa via che aveva raccomandato a Noè, quella che riveliamo a Te, [o Muhammad,] e che imponemmo ad Abramo, a Mosè e a Gesù: “Assolvete al culto e non fatene motivo di divisione” XLII Ash-Shûrâ 13.  La mezza luna che sarebbe la nuova luna crescente significa la luce che illumina le oscurita’, la luce divina che illumina e cancella l’oscurita’ di ogni tipo come quelle dell’ignoranza e della miscredenza. Il colore verde richiama il colore degli abiti e degli ornamenti dei timorati e dei ravvicinati ad Allah in Paradiso.
E’ il colore che amava di più il Profeta Muhammad (saws).
E’ il colore che ne rappresenta le qualità spirituali e il suo turbante preferito era verde!

Il verde richiama anche al colore degli abiti dei sufi di lana e rimanda al Khidr, considerato come un santo, un profeta o anche come un angelo, che si rivelava a coloro che erano meritevoli della sua amicizia, ai quali egli trasmette i sirr , o segreti Divini.

I Fatimidi adottarono il verde come il colore della loro dinastia dei Fatimidi ed alla fine è diventato il colore dell’Islam tanto che è predominante anche nella bandiera degli ismailiti odierni “.


I sette simboli sono volutamente sette per richiamare le 7 leggi di Noè che seguendole possiamo insieme creare un mondo migliore (1. No idoli 2.Non bestemmiare 3. Non uccidere 4. No adulterio 5. Non rubare 6. Giustizia 7. Rispetto agli animali) e per differenziarci dalla Società Teosofica con la quale pur avendo molto in comune intendiamo avere un nostro percorso parallelo dove la condizione primaria per costruire una fratellanza universale deve essere filtrata dalla credenza in un Unico Dio e dall’importanza dei suoi libri sacri e dei suoi profeti senza farne distinzioni.

Il concetto di una tradizione di saggezza universale può essere trovata nelle culture di tutto il mondo. Nel corso della storia ci sono sempre stati veggenti o saggi con un senso più profondo della realtà delle cose, e la loro sapienza è innumerevole registrata nei testi sacri e negli scritti filosofici.  A questa tradizione è stato dato un nuovo slancio nel 1875 da coloro che hanno fondato la Società Teosofica (Helena Blavatsky, Henry S. Olcott e William Q. Judge) e attraverso i loro sforzi la Società è divenuta ad organizzazione mondiale.
Noi studiosi odierni dell’I.T.A. “Independent Theo-Philosophical Association“dal 25 settembre 2015, data della nostra fondazione, vogliamo perseguire e promuovere l’idea della fratellanza universale nata ufficialmente con la Società Teosofica nel secolo scorso e rielaborata da Victor Vegan, attore e regista, pur restando indipendenti nel nostro pensiero. Ci piacerebbe creare un villaggio dove l’interreligiosità possa essere vissuta pienamente sul modello della comunità interreligiosa internazionale “Gobind Sadan“,
babaji_home2.jpgche ha attualmente centri in India e negli Stati Uniti, voluta dalla visione di Baba Virsa Singh ji per la pace nel mondo, con la sola differenza che noi non daremmo preferenze di religione ma al monoteismo assoluto, in tutte le sue versioni eccetto quelle confondibili con l’idolatria.


La nostra speranza è trovare persone di tutte le fedi-o nessuna fede-purchè assetati di conoscenza che riconduce al Dio Unico, che vogliano costruire con noi questo villaggio per averne ristoro spirituale, sollievo dallo stress, rafforzamento nella fede,  guarigione e perchè no, creare nuovi posti di lavoro dall’agricoltura allo sport passando per una cucina biologica, metodi di cura naturali e una visione olistica della medicina e della psiche.

STUDIAMO I TESTI SACRI E DIAMO SPAZIO ALLE IDEE PER UN MONDO MIGLIORE !!!

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