domenica 14 agosto 2016

LA CONTINUITA' DELL'ISLAM NEL SIKHISMO E LE VIE DEI GURU VIVENTI

Non avrei mai pensato che in un tempio non islamico fosse conservata la spada dell’Imam Ali,as, alla quale i membri del satsang (comunità sikh) del punjab danno il massimo del rispetto, quasi a volere continuare la tradizione originale del santo e soldato che partì dalla scelta dell’Imam,as, quale erede politico e spirituale del profeta Muhammad* e che diventò parte integrante della fede da parte del decimo guru Gobind Singh.       
Il Takhat Keshgarh Sahib è il posto al mondo più plausibile dove è contenuto questo cimelio originale.
Zulfiqar
Zulfiqar – La spada del profeta dell’islam Muhammad*, dell’Imam Ali ibn Abu Talib,as, e poi dell’Imam Husayn ibn Ali,as, nella battaglia di Karbala. La spada Zulfiqar (biforcata’) è la più nota nella storia islamica per essere quella di proprietà di Hazrat Ali,as. Muhammad (pace su di lui) la regalò al giovane Ali nella battaglia di Uhud. Durante la battaglia, Ali colpì uno degli avversari più feroci, rompendo sia il casco e lo scudo. Muhammad (pace su di lui) ha rimarcato che: “Non c’è eroe se non Ali e non c’e’spada tranne Zulfiqar. Il Gurudwara Shri Keshgarh Sahib dove possiamo vederla è situato nel centro di Anandpur Sahib, nello stato federato del Punjab (India), ed è noto anche come “Takhat Shri Keshgarh Sahib”, cioè una delle cinque più alte istituzioni Sikh. La città fu fondata nel 1665 dal nono Guru Tegh Bahadur, ma prosperò nei 25 anni successivi, durante la permanenza di suo figlio, Guru Gobind Singh. Guru Tegh Bahadur aveva battezzato la città col nome di Nanak Chakki, ma suo figlio la chiamò Anandpur che significa la “città della Beatitudine”. La prima pietra fu posata il 30 marzo del 1689, ma fu nel 1699 durante il festival del Baisakhi che Guru Gobind Singh fondò la congregazione religiosa del khalsa panth (la società Sikh) attraverso il rito iniziatico dell’amrit sanskar, detto anche khande di pahul (nettare della spada a doppio taglio). Da allora, il Keshgarh Sahib è divenuto un Takht, cioè una sede dell’autorità clericale Sikh. In esso sono conservate rare e sante reliquie, tra cui il khanda (la spada a doppio taglio)  usato dal Guru per preparare l’amrit per i suoi panj piyare (i cinque Sikh più vicini al Guru). Apparentemente, un musulmano di confessione sciita non avrebbe un motivo religioso plausibile per andare a Keshgarh Sahib; tuttavia, meritano sicuramente una visita l’armeria Sikh, gli ‘Hukumnama’ (le istruzioni o gli editti del Guru di chiara influenza Islamica) di Guru Gobind Singh e soprattutto la spada (saif) di Hazrat ‘Ali, il primo imam dell’islam sciita, popolarmente noto come Shere Khuda (il leone di Dio). È detto che la spada dell’Imam ‘Ali fu donata a Guru Gobind Singh dall’imperatore Moghul Bahadur Shah I. Appena l’imperatore Bahadur Shah I ascese al trono dell’Industan, donò la spada (saif) dell’Imam ‘Ali a questo vero successore di Guru Nanak, poiché conosceva il suo amore per la discendenza del Profeta dell’Islam.
Cliccando sull’immagine e’ possibile vedere il video correlato.
I Sufi del Punjab sono noti per il loro sostegno al lignaggio dell’Imam ‘Ali,as, ed alla conservazione dei riti del Muharram. I nostri fratelli Sikh venerano questi mistici Musulmani al pari dei loro Guru; così inclusero i detti di Baba Farid nel Guru Granth Sahib, il libro sacro.
Il Gurudwara Keshgarh è un esempio della tolleranza Sikh, poiché la spada dell’Imam ‘Ali è salvaguardata al pari delle altre reliquie sacre alla loro fede. Alcune persone mettono in dubbio che sia ivi contenuta la spada appartenente ad Hazrat ‘Ali,as, questo accade perchè non conoscono minimamente la storia Moghul, non sanno che fu Bahadur Shah I a far proclamare ad alta voce il nome dell’Imam ‘Ali durante la preghiera del Venerdì opponendosi tenacemente alle forze anti-Sciite. Nel Janam Sakhi di Bhai Mani Singh è specificato chiaramente che Guru Nanak ritenne l’Imam ‘Ali il vero successore del Profeta (S) e non Abu Bakr. L’amore che Guru Nanak nutriva verso il Profeta Muhammad era illimitato. In un versetto del Janam Sakhi di Bhai Bala sono riportate le seguenti parole di Guru Nanak: “dita nur muhammadi, ditha nabi rasool Nanak qudrat dekh ke, khudi ghei sab bhool.” “Ho visto la luce di Muhammad (con gli occhi della mente). Ho visto il Profeta e il Messaggero di Dio; in altre parole, ho capito il suo messaggio e ho assorbito il suo spirito. Dopo aver contemplato la gloria di Dio, ho completamente eliminato il mio ego.”
Con la stessa spiritualità, Guru Gobind Singh ha dichiarato nel suo “Bachittar Naatak”         (“Il Dramma Meraviglioso”), un libro di memorie, che il Profeta Muhammad* fu un Messaggero Divino e un grande uomo di fede.
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A questo proposito e’ possibile vedere un sikh che recita una qasida per l’Imam Ali,as, in questo video https://www.youtube.com/watch?v=ui13Pe9tI7U
ed in quest’altro il poeta Sahar Bedi Singh loda il profeta Muhammad* e l’Imam Ali,as,
I Janam Sakhi di Guru Nanak, che sono stati scritti durante la vita dei Guru, molto prima del gruppo dei Namdhari sikh, dei quali vedremo tra poco, narrano della venuta di 14 Guru e di 70 Bhagat (Sattar Jaame Bhagat Jan, Chaudan Satgur Rai). Questi Janam Sakhi spaziano dalla versione “Bala” al “Janam Sakhi Nanak Sah Ki” di Sant Dass Chhibber, scritto nel 1777 d.C. e pubblicato da “Publication Bureau Punjab University, Patiala” nel 1985 d.C. Da una prospettiva sciita, questi 14 Guru sono le reincarnazioni dei 14 infallibili della Famiglia di Muhammad, mentre i 70 Bhagat (devoti) corrispondono ai 70 pii che sono spesso ricorrenti nella storia islamica ed ebraica. Settanta è anche un numero sacrificale nella religione islamica. Ad esempio, settanta era il numero dei combattenti fedeli al Profeta Muhammad* martirizzati durante la battaglia di Uhud. Nello sciismo islamico, inoltre, settanta (o più esattamente 72) fu il numero dei partigiani dell’Imam Hosseyn,as, martirizzati a Karbala. L’analogia tra il martirio sciita ed il supplizio Sikh è evidente.
Ogni Imam ed ogni Guru è stato martirizzato.
Nel Janam Sakhi di Bhai Bala, stampato nel 1890 d.C. a Lahore (Pakistan) da Munshi Naval Kishore Printers, il cui ‘Sloka’ è riportato qui di seguito, si conferma la venuta di 14 Guru e di 70 Bhagat. Ci sono molte altre versioni manoscritte e stampate di Janam Sakhi che preannunciano chiaramente la venuta dei quattordici Guru, le reincarnazioni dell’unica luce dei quattordici puri dello Sciismo. Il Dott. Surinder Singh Kohli, autore del libro “Profezie Sikh” e pubblicato nel 1998, avvalora la comparsa di quattordici Guru. A pagina 33 è riportato un breve dialogo tra Ajitta e il Guru, il quale è anche registrato nel ‘Sikhan di Bhagat Mal’ di Bhai Mani Singh, che è un commento all’undicesimo Var di Bhai Gurdas: “Il vero Guru è disponibile in ogni epoca per ottantaquattro volte. Avvenne così nel Satya, Treta e Dwapara Yuga. Si manifesterà per ottantaquattro volte nel Kali Yuga rivelandosi in bella vista per quattordici volte e per settanta volte anonimamente sotto le spoglie di qualche santo.” Sorprendentemente, il numero ottantaquattro rappresenta la sintesi e l’unione dello sciismo interiore ed esteriore, è il prodotto tra la variante ismailita (o settimana) e la forma jafarita (duodecimana o alevita), tra il batin e lo zahir, 7 x 12. A pagina 38, Dott. Kohli analizza il “Gurindnama”: “La parola ‘Gurind’ significa Guru. Questo lavoro descrive brevemente la nascita e la vita della XII manifestazione del vero Guru nel Kali Yuga. Nella dodicesima manifestazione, il Guru promulgherà nel mondo la disciplina del Nome del Signore. La dodicesima manifestazione sarà molto potente. Porterà il Satya Yuga nel Kali Yuga. Avrà i capelli lunghi in testa e un rosario intorno al collo. Sarà il protettore degli umili e il distruttore dei Malechha. Risiederà sulle rive del Sutlej, andrà a Hari Mandir, conquisterà Baghdad nel Medio Oriente. Tutto il mondo si piegherà davanti a Lui.” Tutte queste caratteristiche si applicano all’Imam Mahdi al Muntazar az-Zaman, il dodicesimo discendente del Profeta Muhammad e la sua dodicesima reincarnazione. L’Imam del Tempo (Imamuz Zaman) la dodicesima manifestazione della Wilayat piegherà il mondo, egli è bello, ha l’aspetto giovanile, è longevo e ha lunghi capelli neri. A parte qualche confusione sulle date e su altri piccoli dettagli, questi Janam Sakhi del sikhismo sembrano aver mutuato i concetti, i racconti e la spiritualità della wilayat sciita. Questo interessante studio non puo’ che portarci all’automatica conseguenza ed interesse verso la fede dei  namdhari sikh (kuka).
Pur essendo meno diffusa rispetto all’ortodossia dei sikh del movimento dei singh sabha che sono la maggioranza dei sikh nel mondo, non vi sono grosse differenze perchè entrambi  concordano su tutti i guru sikh da Guru Nanak Dev Jee in poi e sul rispetto di tutti i libri sacri (comprendendo l’Adi Granth Sahib ed il Dasam Granth) con l’unica differenza della credenza incentrata sulla differenza dei guru susseguenti.
Per tutti i sikh l’ultimo guru e’ il Guru Granth Sahib, il verbo divino incarnato nel libro considerato un Guru vivente.

lettura del libro sacro
Per i Namdhari invece sussiste questa credenza:
Shri Guru Gobind Singh Ji ha vissuto per 146 anni (1666-1812), concedendo alla fine la successione a Guru Balak Singh Ji di Hazro (1797-1862) nel 1812 facendone il guru vivente susseguente (l’incarnazione di Gobind Singh) e primo leader dei namdhari a lui il nome del movimento, namdhari sta per ripetitori del nome di Dio o nam, quale unica pratica religiosa da seguire . Segue il 2° successore Guru Ram SinghJi (1816-1885) e la linea continua di guru viventi, da Satguru Hari Singh Ji  passando per Satguru Partap Singh Ji a Sri Satguru Jagjit Singh Ji Maharaj.
Ci sono molto pochi individui a cui è dato il dono di raggiungere una combinazione di eccellenti virtù e le qualità distintive che definiscono il concetto ideale di un carattere perfetto ed onnicomprensivo. L’influenza di queste persone è stata così profonda che, nonostante il loro numero sia così piccolo, senza queste persone, la storia dell’umanità sarebbe stata molto diversa.Baba Balak Singh La persona ideale è intrinsecamente dotata di una combinazione di tanta sapienza, conoscenza esoterica, la tradizione e la verità spirituale che è stata infusa già nell’anima in precedenza, e che ha finalmente una miscela tale da diffondere come un tutto.
Sua Santità Satguru Partap Singh Ji apparteneva a questa galassia. L’eccezionale intellettuale giovane Partap Singh ha mostrato la sua eccellenza negli studi e aveva la maggior parte delle scritture e libri storici completamente memorizzati. Satguru Hari Singh Ji aveva detto una volta, Partap Singh non richiede nessun insegnamento, è nato con tutta la conoscenza.
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Sua Santità Sri Satguru Thakur Dalip Singh ji è oggi il guru vivente della comunita’ Namdhari

Tutti gli insegnamenti del Guru Nanak possono essere limitati a tre insegnamenti principali: Naam Simran, Kirat Karo e Wand Chhako.
NAAM SIMRAN significa ricordare Dio e praticare ogni giorno sotto forma di meditazione che ci aiuta a mantenere la nostra mente e il corpo sano.
KIRAT KARO predicare alle persone di condurre una vita normale per guadagnarsi da vivere attraverso il duro lavoro, l’onestà, senza interessi personali, truffa e sfruttamento. Egli ha sottolineato la dignità del lavoro.
WAND CHHAKO significa condividere tutto quello che hai con le persone povere e bisognose. Attraverso questo, Guru Nanak ha dato il messaggio di fratellanza, che è altamente auspicabile in tempi attuali.
Tutti questi insegnamenti di Guru Nanak sono molto popolari e rilevanti nel mondo moderno e sono portati avanti primariamente dai sikh di tutto il mondo e con maggiore enfasi dai Namdhari.
PERCHE’ I NAMDHARI PREFERISCONO IL TURBANTE BIANCO E NON APPROVANO IL BLU E IL NERO?

L’abbigliamento dei Namdhari sikh è bianco – il colore del Satjug, un colore che denota la purezza.
Nei tempi e nei viaggi del Satguru Nanak Dev Ji e del Satguru Gobind Singh ji, si trovano riferimenti da parte dei guru che non approvavano l’uso del bianco e blu.
Per completare la sua missione Satguru Nanak Dev Ji è entrato alla Mecca vestito con un abito blu come richiesto dai musulmani dell’epoca.                                              Guru Nanak scrisse in seguito:
“Neel Bastar lai kaprey pahirey, Turk -pathani amal Kiya”
(Ho indossato l’abito blu adottato nell’abbigliamento islamico).
Questa affermazione dice chiaramente che il blu non è il colore dei Sikh.
Guru Nanak ha identificato nei colori nero e blu quelli facenti parti dell’epoca del Kalyug. Epoca oscura, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale.
Sri Guru Gobind Singh Ji scrive nel suo Zafarnama (La lettera della vittoria) –
“Barange Magas Sayah posh Aam dand
(“Il tuo esercito vestito di nero mi ha attaccato come fossero mosche”).
Il colore nero è stato qui associato al colore indossato dal nemico.

Screenshot 2015-06-21 15.55.21.png     Dopo il tradimento di Nawab Kapura Brar a Kot Kapura, il Satguru Ji ha dovuto abbandonare rapidamente Kot Kapura senza essere scoperto. Su richiesta dei suoi sikh e con riluttanza il Satguru Ji ha concordato e si è vestito con un abito blu per travestirsi sino alla testa per uscire fuori dal villaggio di Dhilwan Sodhian. Qui Kaul Sodhi (un discendente di Prithi Chand), ha presentato Guru Gobind Singh con nuovi vestiti. Satguru Ji si tolse il camice blu e iniziò a strapparlo pezzo per pezzo e a bruciarli in un incendio.  Dopo averlo fatto il Satguru Ji ha dichiarato
“Nil Bastar le kapre phare; Turk Pathani amal gaya ”
(“Ho strappato i vestiti blu che ho indossato, e con questo il dominio dei turchi e dei pashtun è giunto al termine”).
Satguru Ji poi si vestì nei panni bianchi forniti da Sodhi Kaul.

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Screenshot 2015-06-21 15.55.50.pngScreenshot 2015-06-21 15.56.01.png
Nel titolo si fa allusione a più linee di Guru viventi, oltre alla linea dei Namdhari c'e' quella dei Nirankari, la cui missione principale partita da Baba Dayal Singh (1783-1855) un sikh Sahajdhari, era di portare i sikh di nuovo all'Adi Granth ed al Simran. Il suo successore Baba Darbara Singh ha istituito molti centri al di là di Rawalpindi e ha scritto circa gli insegnamenti essenziali di Baba Dayal.    La setta era cresciuta notevolmente ed il terzo successore, Sahib Rattaji (1870-1909) aveva conservato ai Nirankari una stretta aderenza al loro rahit (codice di condotta del Khalsa). In questo momento il loro numero è di migliaia e alcuni avevano preso interesse per il movimento dei Singh Sabha, sotto il quarto successore Baba Gurdit Singh. I Nirankari hanno contribuito a portare il matrimonio sikh Anand Marriage Bill nel 1908-9 all'attenzione della popolazione Sikh. 
 Il loro quinto Guru Sahib Hara Singh (1877-1971) ha iniziato a riorganizzare il Sangat e ha fatto succedere il figlio maggiore Baba Gurbakhsh Singh. Tuttavia, poiché la loro enfasi era in gran parte il messaggio di Guru Nanak, e i tempi sono stati dominati dai Singh Sabha sikh sottolineando il Khalsa di Guru Gobind Singh, la loro voce è andato inascoltata. Questo è stato aggravato dal passaggio dei Sahajdhari (rasati) ai Keshadhari (rasati) Sikh. Infine, con la loro incapacità di tenere il passo con i tumultuosi cambiamenti sociali del Raj britannico furono presto emarginati.
Il figlio minore di Sahib Singh Hara, * Dr. Man Singh Nirankari (1912- 2010), che si è ritirato come il principale del Medical College di Amritsar, ha continuato divulgare gli insegnamenti di Baba Dayal Das. Egli è conosciuto in tutto il Punjab a causa delle sue colonne di giornale, ed a causa dei molti libri che ha scritto, tra cui alcuni su Baba Dayal e i Nirankari. Egli è stato determinante nella creazione del Nirankari Gurudwara a Chandigarh, dopo la partizione.

  Ha portato con sé dal Pakistan un gran numero di manoscritti sikh. Ha donato questi al * Museo del governo e alla galleria d'arte a Chandigarh, al fine di promuovere la ricerca scientifica. Dopo la sua morte, suo nipote Angad Chowdhry ha continuato il suo lavoro.

I Nirankari di Baba Dyal Das sono gli originali Nirankari e diversi dalla missione dei Sant Nirankari almeno secondo quanto detto su wikipedia dalla quale abbiamo preso l'informazione, saremo pronti a modificarla sapendo maggiormente la verità. Nel 1978 i missionari Sant Nirankari sono stati scomunicati dall'Akal Takht, l'autorità religiosa sikh per la loro fede in un Guru vivente dopo il Guru Granth Sahib. I Nirankari di Baba Dyal Das sono invece rispettati per il loro contributo al movimento di riforma dei Singh Sabha.
Le credenze principali della setta Nirankari sono: il culto di un Dio senza forma 'Nirankar', un disprezzo per i 'vuoti' rituali, un ritorno agli insegnamenti originali dell'Adi Granth. Politicamente si cerca di prendere le distanze dall'egemonia del Khalsa nella pratica religiosa sikh. Prossimamente se vi interessera' parleremo anche dei Ravidassiani, Udasi, Nirmali, Nihang e altri gruppi sikh.

Dhan Nirankar Jee
Fourth Slide
http://www.nirankari.org/
Bibliografia
  • Mazhar Naqvi, Hazrat Ali’s Sword in Sikh Gurudwara, Muharram Mirror, marzo 2015.
  • Death of Guru Gobind Singh Ji, The Sikh heritage.
  • Tejwant Singh, Don’t Mistake Me for a Muslim, 2014.
  • Sincretismo sciita-induista e parallelismi, Centro Studi Yoga e Islam: http://tradizionesacra.it/shiaindu_parallelismi.htm
  • Horowitz Mark, (Dis) continuity between Sikhism and Islam the development of hukam across religions, University of South Florida, 2007, pag
  • KaziNurul Islam, Guru Granth Sahib: A Model for Interfaith Understanding, The Sikh Courier, 2011, pag. 19.
  • http://www.namdhari.faithweb.com/
  • "Singh Sabha (Sikhism) Britannica Online Encyclopedia". Encyclopædia Britannica Online. Retrieved 18 September 2010.

  • Dr Harjinder Singh Dilgeer, SIKH HISTORY IN 10 VOLUMES, Sikh University Press, Belgium, published in 2012; vol 4, pp 49-69

  • Singh, Mohinder, ed. History and culture of Panjab. Atlantic Publishers & Distri, 1988, page 95.
http://www.tradizionesacra.it/imamali_gurdwara.htm
sull'importanza dei colori vedi anche:
https://hashlamahitaly.wordpress.com/2016/05/29/limportanza-dei-colori/

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